Sulla testata giornalistica, “Il Corriere di Como”, è comparso questo titolo ieri:
Riepiloghiamo in breve quanto accaduto.
Analizzando l’acqua della rete idrica di una RSA, alcuni campioni hanno riscontrato livelli di concentrazione di Legionella elevatissimi.
Il grado di contaminazione è risultato talmente grave da indurre il sindaco del comune lombardo a firmare un’ordinanza di chiusura per la struttura e l’obbligo di intervenire entro 3 giorni per risanare l’impianto.
Si attende ora che la bonifica venga effettuata e che un piano di valutazione del rischio legionellosi venga redatto. Le misure di controllo dovranno essere adottate e rispettate.
A nostro parere la conseguenza più seria è, però, l’enorme danno di immagine che la struttura (tra l’altro accreditata dalla Regione per oltre ottanta posti letto per anziani – tra cui molti anche non autosufficienti) ha inevitabilmente ricevuto.
Quale figlio affiderebbe mai il proprio genitore anziano in una struttura dove c’è il rischio legionellosi quando ci si lava? Quale nipote affiderebbe mai il proprio nonno a chi non si preoccupa della salute del proprio caro?
Quello dell’RSA di Como è un caso che potremmo definire “fortunato”.
Il campionamento dell’acqua, con i suoi risultati pessimi, ha sancito la chiusura della struttura ed acceso i riflettori sulla necessità di bonificare l’impianto.
Ma chissà in quante altre strutture si potrebbe verificare l’incidente e si potrebbe assistere ad un esito più nefasto della vicenda.
Ecco perché aspettare senza agire è la soluzione peggiore che si possa prospettare.
La prevenzione è l’unica strada da perseguire, l’unica prospettabile, l’unica che da considerare.